Di Davide Panza, chief marketing officer e cofondatore di MDE

Molto spesso, quando mi vengono chieste spiegazioni o suggerimenti sulla promozione e sulla monetizzazione dei podcast, viene utile spiegare la particolarità dell’audio facendo un confronto con il mondo del video, che è più conosciuto e utilizzato.

Non entro oggi nel tema della monetizzazione – chi desidera può seguire il webinar che terrò mercoledì 30 marzo con l’Osservatorio Internet Media. Pongo invece l’attenzione sulla promozione o, come iniziamo un po’ tutti a chiamarla, amplificazione.

Nota di contesto: amplificare un podcast, che è un contenuto, significa attivare strumenti pubblicitari e pianificazioni media in grado di far conoscere al pubblico l’esistenza del podcast stesso (il quale vive e dispiega i suoi “play” sulle piattaforme di ascolto o sulle properties, siti e app dei produttori, siano essi editori o brand).

Se si produce un contenuto video è necessario promuoverlo, amplificarlo? Sicuramente sì se si cercano “view”. Ma farlo è piuttosto semplice perché il mondo di Internet, fatto di siti, social e app (la festa a cui fa riferimento il titolo di questo articolo), è costruito intorno al fatto che tutti gli utenti (gli invitati) navigano, postano, condividono, usano superfici tutte basate sull’assunto che si guardi uno schermo. Se le persone che mi interessano sono a una festa, è sufficiente che io porti il mio contenuto o la pubblicità che lo promuove a quella festa, sui device che gli stessi invitati utilizzano. Facile, no?

Ma se quello che voglio promuovere è un podcast, un audio, posso farlo lo stesso? Eh no, la festa non è predisposta per l’audio. Hai mai trovato navigando su un sito o scrollando su un social un file audio, solo audio? Non si può caricare il trailer di un podcast su un sito perché non c’è il posto dove metterlo. Così come non si può postare un best of di puntata su Facebook, Instagram o LinkedIn perché non c’è il tasto “carica audio”. Il podcast è a un’altra festa, quella delle piattaforme, dove non c’è bisogno di uno schermo ma di cuffie.

Ecco che si pone il problema. Devo dire agli invitati, che sono già tutti lì pronti (nell’advertising si chiama “reach”), che c’è il podcast a un’altra festa, e che quindi, se ne vogliono fruire, devono spostarsi. Ma non posso dirglielo con gli strumenti propri di quell’altra festa, l’audio.

Ma non sarebbe più comodo avere dei tools, delle soluzioni, che utilizzino gli strumenti più classici in modo da invitare il podcast, o almeno la sua amplificazione, alla festa del video? Negli ultimi mesi ci siamo adoperati molto in questo senso e la settimana scorsa abbiamo varato il nostro progetto Amplicast, un mix tra soluzioni tecnologiche dedicate che abbiamo cercato e un circuito di editori abilitati che adotta queste soluzioni, in modo da staccare un bel biglietto di ingresso alla festa al nostro caro podcast. Ecco che Audiograms, Audio Discover e Audio Player sono gli strumenti che, utilizzati in campagne social opportunamente calibrate o distribuiti tramite una normale campagna display, permettono al podcast di farsi anche solo sentire alla festa della gente con lo schermo.

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