“Nuda & cruda”, quando il podcast è anche uno spazio sicuro per raccontare se stessi

Torna la nostra rubrica The Spreaker Dispatch, con molte novità e nuovi podcaster da ascoltare! Non mancheranno anche approfondimenti e nuovi dati sull’industria del podcast in Italia e nel mondo.
Iniziamo questa nuova stagione 2023 con un’intervista targata Spreaker Prime per conoscere una “primer” davvero interessante: Giada Arena, autrice del podcast nuda & cruda, podcaster e content strategist con trascorsi in televisione e politica, che – come ci racconta – non fa altro che pensare, ma ritiene che la definizione che più le si addice sia «clown».

Giada Arena è nata a Roma il primo febbraio 1993. Oggi vive a Milano, dove lavora come autrice e content strategist

Cosa significa la parola podcast per te? Come e quando hai deciso di fare un podcast?
«Nel corso della mia vita, per lavoro e per passione, ho sperimentato una grande varietà di formati. Quando sono approdata nel magico mondo dell’audio, mi sono sentita finalmente a casa. Questa sensazione mi ha regalato la dose extra di coraggio che serviva per dare il via a nuda & cruda, nel 2020. Stavo facendo i conti con una diagnosi di depressione e avevo bisogno di creare un safe space creativo e umano, coinvolgendo le persone che mi sono più vicine con l’intento di condividere opinioni non scontate e, soprattutto, dissacrare le brutture del presente. La parola “podcast”, quindi, genera istintivamente in me una sensazione di intimità».

Cosa pensi di Spreaker e del programma Prime?
«
In diverse puntate del mio podcast ho parlato di quanto l’autoproduzione sia complessa ma anche preziosa: vengo dal mondo del “Do It Yourself” e credo che la sua esistenza sia fondamentale per proporre visioni alternative e preservare un certo approccio istintivo e punk. Il programma Prime supporta materialmente il mio lavoro di podcaster indipendente, lasciandomi totale libertà: quando Spreaker mi ha proposto di entrare a farne parte, per me è stato un bel riconoscimento».

Quale era il tuo obiettivo quando hai iniziato?
«
Non ne avevo uno! Era il 2020, eravamo chiusi in casa, percepivo in me un’enorme urgenza espressiva e volevo sperimentare con l’audio. Tutto ciò che è successo dopo è stato incredibile e inaspettato: ho trovato la mia voce e non è mai stata tanto ascoltata (letteralmente)».

Che evoluzione c’è stata per te? Hai già pensato a un nuovo progetto?
«
Si è appena conclusa la seconda stagione di nuda & cruda e sono molto contenta. In attesa di tornare a parlare dentro a un microfono, mi rifugio nel calore del dietro le quinte: proprio oggi nasce Lucy, rivista multimediale di approfondimento culturale di cui sono strategist, autrice e co-fondatrice. Sto curando il suo primo podcast, scritto e condotto da Nicola Lagioia: potrete ascoltarlo a brevissimo e spero vi piaccia. A me molto».

In ogni puntata del suo podcast “nuda & cruda” Giada Arena cerca di «approfondisce e dissacrare» ciò che la affligge «con l’aiuto di un amico più o meno competente»

Come ti immagini che sia il tuo ascoltatore?
«
Imprevedibile. A giudicare dai messaggi che ricevo e dalle statistiche di ascolto, il pubblico di nuda & cruda è splendidamente misto: intellettuali e comici, psichiatri e depressi, adolescenti queer e padri di famiglia, anarco-insurrezionalisti e cattolici… E va bene così, perché voglio rivolgermi a tutti».

Cosa pensi che facciano i tuoi ascoltatori mentre ti ascoltano?
«
Spero non l’amore, mi turberebbe molto».

La cosa più strana o curiosa che ti è capitata relativamente al tuo podcast?
«
Mostrando poco il mio volto, trovo sempre assurdo venire riconosciuta in giro dai miei ascoltatori—e, come dicevo sopra, trovo ancora più assurdo che apparentemente non abbiano nulla in comune l’uno con l’altro».

Quali sono i podcast che ascolti? 
«Devo fare un’importante ammissione: non ascolto praticamente mai podcast come il mio, che potremmo mettere nel generico calderone delle conversazioni brillanti. Amo tutto ciò che è politico, intendendo in modo molto ampio questo aggettivo: Le radici dell’orgoglio e Limoni sono tra i miei preferiti di sempre, mentre di recente ho apprezzato Le quattro capanne di Leonardo Caffo e A morte il tiranno di Matteo Cavezzali, entrambi tratti dai loro libri. Non disdegno le infinite deposizioni ai processi che hanno fatto la storia d’Italia, raccolte con zelo invidiabile da Spazio70, e ascolto qualsiasi cosa venga fatta da Sara Poma (autrice di Prima e Carla) e Simone Pieranni (che ha realizzato Altri Orienti e Risciò). E The Essential ogni mattina, qualunque cosa accada».

Qual è il podcast che avresti voluto fare tu?
«The Joe Rogan Experience, ma solo per renderlo un po’ meno di destra».

Che consigli o suggerimenti daresti a una persona che vuole avviare un suo podcast?
«Innanzitutto, ne sei davvero sicura? Ci sono tanti, troppi podcast, il tempo degli esseri umani è limitato e credo sia sensato produrne ulteriori solo se si ha davvero qualcosa di inedito da dire. Se è il tuo caso, BENE! Ti ascolterò. Ma non sottovalutare gli aspetti tecnici e la resa dell’audio: io l’ho fatto e la prima stagione di nuda & cruda suona come un’intercettazione ambientale».

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