Numero del 20 settembre

1. Si allarga la nicchia dei contenuti per bambini

Negli Stati Uniti quasi un terzo dei bambini tra i 6 e i 12 anni ascolta podcast, con benefici in termini di apprendimento e/o salute mentale. Sempre negli States da poco è nato Starglow Media, network dedicato ai podcast per famiglie; e Realm, società nota per i suoi podcast fiction, ha acquisito Pinna, che offre contenuti a pagamento per bambini e famiglie.

In generale, molti podcast per bambini sono basati sui personaggi di libri e cartoni animati. Tra gli esempi recenti ci sono The Disney Frozen Podcast e una serie di podcast ispirati ai libri del Dr. Seuss (il creatore del Grinch).

2. E aumenta anche l’interesse per la generazione TikTok

Alex Cooper, host del celebre podcast Call Her Daddyha creato una rete di podcast per la gen Z chiamata The Unwell Network in cui ha già assoldato note tiktoker statunitensi.

Varie aziende alla ricerca della ricetta per il successo in formato podcast stanno puntando proprio su creator famosi sulle piattaforme più frequentate dagli adolescenti. Un caso emblematico è quello della 26enne Bobbi Althoff: la tiktoker è riuscita a intervistare Drake e altri personaggi famosissimi e alcune clip del suo podcast sono diventate virali sui social. È stata poi messa sotto contratto da un’importante talent agency, WME (la stessa di recente ha concluso un accordo con la casa di produzione di podcast britannica Persephonica, che nel 2022 ha lanciato – tra gli altri – un podcast con Dua Lipa). E una grande talent agency statunitense, Elevate Entertainment, ha lanciato la propria divisione podcast.

La tiktoker Bobbi Althoff durante l’intervista con Drake, rapper statunitense. L’intervista è poi stata cancellata per motivi ignoti

❗️Intanto, dopo le voci degli ultimi mesi l’interesse dello stesso TikTok per i podcast sembra ora più concreto: alcuni podcaster hanno ricevuto messaggi con i dettagli su come caricare i loro podcast su TikTok tramite feed RSS❗️

3. YouTube spinge sempre più sui podcast

Nel frattempo Triton, tra i servizi di hosting più usati negli Usa, ha introdotto la possibilità di vedere dalla stessa dashboard i dati delle views su YouTube e quelli degli ascolti su Spotify & Co..

Un sondaggio rileva che negli Usa il gradimento degli utenti per YouTube come piattaforma per ascoltare podcast ha superato sia quello per Spotify sia quello per Apple Podcasts. E i tre quarti dei partecipanti al sondaggio ritengono che un podcast dovrebbe essere considerato “solo audio o con video”, anche se un altro studio dice che la maggior parte degli ascoltatori preferisce i podcast solo audio.

4. Spotify vs Apple a servizio degli audio creator

Spotify ha annunciato nuovi tool per i podcaster, dalla possibilità di personalizzare la landing page dei podcast a quella di inserire un banner per promuovere i contenuti a pagamento. In precedenza aveva ufficializzato l’integrazione con Patreon per distribuire podcast su abbonamento.

Proprio sui podcast a pagamento si sono concentrati gli annunci di Apple Podcasts: i podcaster adesso hanno a disposizione una sezione per vedere in che modo gli ascoltatori interagiscono con i contenuti premium.
Apple Podcasts ha anticipato inoltre un’integrazione con la piattaforma di marketing Linkfire grazie a cui i creator possono misurare l’efficacia delle azioni mirate a promuovere i podcast. Qui trovi invece le novità introdotte con iOS17.

ALTRI TOOL INTERESSANTI
- La piattaforma collaborativa di Podcastle per creare podcast in team
- La piattaforma di editing di Descript e SquadCast
- Gli strumenti di Revive per migliorare la qualità dell’audio tramite l’intelligenza artificiale
- L’app iOS di Zencastr per registrare interviste a distanza (a pagamento) 
- Il tool di trascrizione audio di Substack e quello di Matter (app per salvare i link interessanti)

5. I giornali scommettono sugli abbonamenti podcast

A proposito di abbonamenti, l’Economist ha messo dietro paywall tutti i propri podcast a eccezione del podcast quotidiano The Intelligence.

In Italia Il Post ha iniziato a pubblicare puntate extra di Indagini, l’amatissimo podcast di Stefano Nazzi, per soli abbonati.
sugli abbonamenti stanno scommettendo anche vari creator di Substack, che hanno iniziato a pubblicare i loro podcast lì per non dipendere dalle entrate pubblicitarie.

6. I ricavi pubblicitari crescono ancora

C’è però da dire che, dopo un periodo di rallentamento, le cose sembrano andare meglioi podcast sono il media che sta crescendo di più. Ad oggi circa il 60% delle agenzie e degli inserzionisti fa pubblicità nei podcast: è il 34% in più del 2020. Tra i generi che hanno visto la maggiore crescita pubblicitaria c’è, negli Usa e altroveil true crime.

La situazione incoraggiante del mercato pubblicitario si riflette per lo più sui risultati del secondo trimestre finanziario 2023 delle principali realtà internazionali che si occupano di podcast. Eccoli riassunti (qui avevo già parlato di Spotify):

  • iHeartMedia: il podcasting ha inciso sul fatturato dell’azienda – in aumento del 12,9% su base annua – con un record del 10,5%.
  • SiriusXM: i podcast rimangono un settore molto positivo nel portafoglio pubblicitario di Sirius, che si prepara al lancio della sua nuova app “next-gen”.
  • Acast: le vendite nette della società svedese sono aumentate del 15% rispetto al periodo precedente.
  • Audacy: i ricavi pubblicitari dei podcast locali hanno superato quelli nazionali, con una crescita del 78%.

7. La pubblicità nei podcast funziona (anche nel sonno)

Una nuova ricerca ha rilevato che la metà degli statunitensi nell’ultimo anno ha comprato almeno un prodotto pubblicizzato in un podcastUn’altra dimostra che i podcast sono il mezzo che cattura più a lungo l’attenzione delle persone, con risultati molto migliori rispetto ai video. Un’altra ricerca ancora dice che i podcast (insieme agli snack!) sono ciò di cui i consumatori non possono fare a meno.

I podcast risultano avere potenzialità pubblicitarie anche quando sono usati per addormentarsioltre la metà di chi ascolta podcast prima di dormire si ricorda di un annuncio il giorno successivo, e più di un terzo effettua un acquisto dopo l’ascolto. Parlando nello specifico di podcast comedy, per quanto riguarda la pubblicità funzionano bene soprattutto quelle in cui l’host racconta la propria esperienza con un prodotto o servizio.

8. Ma i licenziamenti non si fermano

D’altra parte, non si arresta l’ondata di licenziamenti provocata dal rallentamento del mercato pubblicitario che menzionavo prima. Tra gli ultimi segnalo quelli all’interno delle divisioni podcast della Marvel e della media company statunitense Futuro Media e quelli nella società di podcast di Dubai Kerning Cultures.

Negli Usa il network Kast Media invece ha smesso di pagare a vari podcast i loro guadagni pubblicitari: alcuni podcaster sono in credito di centinaia di migliaia di dollari. I problemi per Kast sono cominciati nell’estate 2022, quando i ricavi dalla pubblicità hanno subito un tracollo.

Inoltre, meno della metà dei professionisti del marketing confida davvero nella possibilità di misurare il ritorno sull’investimento nei podcast. Un’altra questione importante è quella della brand safety nei podcast: gli approcci basati sulle parole chiave sono spesso imprecisi e possono pregiudicare la monetizzazione dei podcast che trattano temi relativi alle voci sottorappresentate.

A proposito di brand safety, Acast ha appena disattivato tutte le pubblicità sulla serie di Luminary Under the Skin with Russel Brand, in seguito alle accuse di violenza sessuale che tre donne hanno mosso contro il comico nel nuovo documentario Russell Brand: In Plain Sight. Poco prima la società svedese aveva stretto una partnership con Luminary per rendere sei dei suoi podcast esclusivi disponibili ovunque tramite il supporto della pubblicità.

9. Come le piattaforme attirano gli inserzionisti

SiriusXM ha da poco lanciato uno strumento dedicato proprio alla brand safety nei podcast. Mentre Acast ha lanciato AdCollab, funzionalità che semplifica il processo di acquisto di sponsorizzazioni host read per podcaster e inserzionisti, e ha inaugurato una collaborazione con Podscribe, in base a cui la tecnologia di Podscribe per misurare e ottimizzare le campagne pubblicitarie sui podcast è adesso disponibile per tutti i suoi inserzionisti (questo implica che Acast non accetta più campagne che utilizzano Ad Analytics di Spotify).

Intanto Spotify ha introdotto una nuova dashboard per analizzare le campagne pubblicitarie su Megaphone e ha stretto una partnership con WPP, la più grande azienda pubblicitaria al mondo: i clienti di WPP hanno così accesso a tutti gli strumenti pubblicitari di Spotify.
La stessa Spotify peraltro ha appena messo in piedi la Spotify Advertising Academy: una serie di corsi virtuali per imparare a sfruttare i servizi di adv della piattaforma.

10. Il tempo d’ascolto dei podcast continua ad aumentare

Uno degli studi alla base dei dati qui sopra, ossia “The podcast landscape” di Sounds Profitable, dice un’altra cosa interessante. Ossia che il migliore strumento di promozione dei podcast è il passaparola.

11. I podcast superano la radio

Pare che, per la prima volta nella storia, gli statunitensi stiano ascoltando più audio on demand (come podcast e musica online) che audio lineare live (la radio, in sostanza, il cui regno continua a essere l’auto).

D’altra parte non di rado ad avere successo come audio on demand sono gli stessi contenuti di audio lineare riproposti come podcast. Vale di sicuro per iHeartMedia, uno dei più grandi produttori di podcast negli Usa: oltre la metà dei circa 400 milioni di download mensili dei suoi podcast proviene da programmi radiofonici che l’azienda distribuisce in digitale dopo la messa in onda.
Un altro programma radiofonico diventato famoso sotto forma di podcast è Snap Judgment: la sua casa di produzione, gli Snap Judgment Studios, è appena stata acquisita dalla stazione radiofonica californiana KQED.

12. Spotify contro i rumori bianchi

La società ha preso in considerazione la possibilità di rimuoverli dal feed “talk” e di vietarne il caricamento in futuro, indirizzando il pubblico verso podcast più redditizi per Spotify stessa.

Secondo un documento consultato da Bloomberg il profitto lordo annuale dell’azienda aumenterebbe così di 35 milioni di euro: i podcast di rumori bianchi (ossia suoni che, secondo alcuni, favoriscono la concentrazione e/o il rilassamento) lo scorso gennaio rappresentavano infatti tre milioni di ore di consumo giornaliero sulla piattaforma, anche a causa dell’involontaria spinta algoritmica di Spotify. I creator di alcuni dei podcast in questione sono arrivati a guadagnare fino a 18 mila dollari al mese di pubblicità.
Da ottobre i creator di podcast di rumori bianchi non potranno più aderire all’Ambassador Ads Program. Per partecipare al programma, che offre un compenso ai podcaster per promuovere prodotti Spotify, bisognerà inoltre avere almeno mille ascoltatori unici (e non più cento).

13. La censura russa arriva su Apple Podcasts

A inizio agosto Apple ha rimosso da Apple Podcasts What Happened, il podcast di punta di Meduza (sito indipendente di notizie sulla Russia che le autorità di Mosca hanno dichiarato fuori legge), e un podcast del media indipendente russo Holod, per poi renderli di nuovo disponibili, senza dare spiegazioni…
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