Il Palio dell’Audio. Ovvero, la feroce contesa tra i creativi del sonoro nelle selvagge contrade italofone…

LA GABOLA

Credevo che il verbo “ingabolare” fosse un tipico prodotto della parlata elvetica ma invece no. Cioè forse sì.  O insomma boh. Cioè: io ti scrivo dalla Svizzera (non quella delle caprette che ti fanno “ciao”, ma da quella a sud delle Alpi [e a nord di Milano]). L’italiano che usiamo tutti i giorni qui è un po’ speciale, a tratti. Abbiamo parole solo nostre come, ad esempio “bilux” {fari anabbaglianti}, “rolladen” {tapparelle} e “natel” {cellulare}. “Ingabolare” (scopro ora mentre scrivo questo articolo) esiste anche in Toscana e nella vicina Lombardia. Significa più o meno “intrappolare”. Ecco: Andrea de Cesco mi ha ingabolato, con questo articolo mi ha decisamente ingabolato.

(Un’altra cosa che usiamo molto in tutta la Svizzera sono le parentesi, di tutti i tipi, tonde, quadrate, graffe, grasse magre lunghe mozze mezze… Ma siccome sto scrivendo a un’audience italiana mica da ridere prometto solennemente di smetterla perché me ne rendo conto, questa perversa predilezione impedisce una lettura mentale serena e fluida. D’altro canto, chiedo venia. Non solo sono svizzero ma non sono abituato a scrivere. È dalle elementari che non lo faccio. In quanto uomo di radio rivendico la capacità di friggere l’aria con olio di parole parlate ma anche l’inabilità a battere sensatamente le dita sulle tastiere. Sono una schiappa a scrivere. Mi perdo, faccio fatica. Inoltre, ho un’innegabile propensione allo sbrodolamento… Ma ora basta, la smetto, giuro. E provo a venire dritto al punto. [Chiusa parentesi. ʃL’ultimaʅ]) 

Stavo dicendo, Andrea F. de Cesco mi ha ingabolato. 

Di recente durante un’amabile conversazione telefonica tra il più e il meno salta fuori che a ottobre ero nella giuria del Prix Italia categoria radio fiction. Una cosa abbastanza figa, perché ho potuto ascoltare un sacco di cose belle. Però quando durante la chiacchierata mi metto a raccontare dei concorsi in genere lei fiuta il tema e sibillina sobilla: 

Interessante… Effettivamente, quali premi esistono per i creativi dell’audio? A cosa servono? Sarebbe interessante parlarne… Ti va di scrivere un articolo? 

Voilà. Eccola lì. La gabola è scattata. Come dire di no ad Andrea F. de Cesco?

Allora, ci provo. 

 

LA SITUA

L’audio è un campo dove si guadagna poco e non abbastanza da vivere anche se si è bravissimi. Lo illustra perfettamente il maestro Zenti.  La gente è abituata a spendere 4 euri al giorno per quattro caffè tra mattina pranzo e primo pomeriggio ma non 4 euri al mese per un podcast di qualità. Se aggiungiamo poi che nel mare magnum dei social è facile annegare o – se non proprio soccombere – quantomeno dolcemente naufragar, cioè distrarsi comodamente avvinghiati alle scialuppe dell’autocommiserazione e delle chat, ecco. Diciamo che è piuttosto naturale perdersi qualche informazione basica sulle occasioni utili per, in ordine sparso e senza commentare:

  • Essere spronati a creare
  • Fare rete  
  • Mettersi in luce
  • Guadagnare qualche soldino

Se per il cinema, la televisione e la letteratura i premi sono una pletora, le manifestazioni dedicate all’audio per opere in lingua italiana sono pochine.  E dunque, siccome lo spazio di questa mirabile newsletter è per tua fortuna limitato, proseguo dritto al punto ed elenco qualche concorso e un paio di robe che succedono.

 

I PREMI

A volo d’uccello, o meglio, di pipistrello:

  • Il Premio Marco Rossi ha per tema “Raccontare il lavoro”, che è un tema bellissimo, e ha due categorie, una per programmi realizzati, editi e inediti, e una per progetti di programmi, come inchieste, reportage, documentari.
  • A sostenere il giornalismo investigativo attraverso premi in soldi anche nella potentissima ma negletta forma audio il DIG Award.
  • Narrativa libera ed esplorazioni diaristiche sonore nel Premio Lucia delle formidabili anime di Radio Papesse. 
  • A proposito di formidabili operose anime promotrici della cultura audio, uscirà a breve il bando di concorso per la seconda edizione de Ilpod, il premio per i migliori podcast italiani. Me l’ha confermato al telefono Maura Gancitano, che insieme a Andrea Colamedici ha ideato e organizza la cosa tra Roma e Milano. Check it out! 
  • Da oltre 20 anni poi a Savona vengono assegnati i premi ai migliori doppiaggi con gli Anelli D’Oro del Festival Voci nell’Ombra, che dà spazio anche alle migliori interpretazioni delle audiofiction.
  • “Voci e immagini per il sociale e l’ambiente” è il motto invece che ha contraddistinto per anni il Premio Anello Debole al Festival di Capodarco, che però a causa delle pandemie ha sospeso l’attività… In sospeso da qualche anno anche lo storico Premio RSI Canevascini, nato nel 1968 qui in Svizzera e tutto dedicato ai documentari radiofonici, che però forse rivedrà la luce in una forma e con scopi più contemporanei… Se succede non mancherò di fartelo sapere 😉 
  • Piatti prelibati ma di difficile accesso i vari Prix europei sorretti dalle radio pubbliche e dalla EBU, la European Broadcast Union. Tra questi il Prix Marulic organizzato in Croazia per lavori a carattere storico; il Grand Prix Nova organizzato in Romania volto all’audiofiction; e poi i mastodontici Prix Europa e Prix Italia.  Dico di “difficile accesso” non tanto per la effettivamente selettiva selezione ma perché occorre sempre fornire una trascrizione tradotta del pezzo. Costa!

Ma a proposito del mio Paese…

 

DALLA SVIZZERA CON AMORE

  • In perenne ricerca di progetti audio in lingua italiana da finanziare la FSRC, ovvero la fondazione svizzera per la radio e la cultura. Ovviamente a determinate condizioni. Ma vale la pena darci un’occhiata. Nei piatti ricchi ci si deve ficcare, giusto? 
  • Da quasi 15 anni, proprio grazie a questa mirabile fondazione, esiste il Sonohr Radio & Podcast Festival”, tutto dedicato alla scena indipendente svizzera che accetta di buon grado opere in lingua italiana. Si svolge in febbraio a Berna e di solito ci vado. Ci vediamo là?
  • A latere – ma diciamo anche al centro politico, pratico e finanziario di questo bel festival – è nata da poco eCHo, la rete per l’arte sonora e radiofonica in Svizzera. Da lobby nasce lobby, no? 😊
  • E sempre a proposito di cose che succedono qui nella Confederazione Svizzera di lingua italiana, se hai tempo da ammazzare e voglie da vivere, il 26 marzo a Lugano, nell’ambito de La Straordinaria, una giornata tutta dedicata alle creazioni sonore: all’ascolto di poemi, inchieste, serie podcast con le loro autrici e i loro autori. 

Ci saranno Jonathan Zenti (Problemi e Internazionale), Carola Haupt (Radio Papesse), Natascia Bandecchi (The Deep NEsT), Olmo Cerri (Macerie), Nicolas Joos (Il mercante di Storie), Anais Schmidt (L’Acchiappasogni), Andrea F. de Cesco (L’Ingabolatrice) e altri componenti della ciurma audio che ci vede, vi vede, protagoniste al di qua e al di là dei confini nazionali, globalmente, come produttrici e/o semplici ascoltatrici. Evviva noi!

…Perché in fondo non ha forse il mio amico Edwin Brys quando dice che «il documentario radiofonico è l’unico medium capace di farci arrossire al buio»?

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