Numero del 4 maggio

Qualche giorno fa Joe Rogan, ossia il conduttore di The Joe Rogan Experience (uno dei podcast più popolari al mondo), ha ritwittato il post di un autente che aveva condiviso un video su YouTube in cui si sente Rogan parlare con Sam Altman, il fondatore di OpenAI (l’azienda dietro a ChatGPT). Rogan nel retweet ha inserito un commento lapidario:

This is going to get very slippery, kids (Tutto ciò sta diventando davvero scivoloso, ragazzi)

L’intero video, infatti, è stato generato dall’intelligenza artificiale. E mentre è chiaro che le “foto” di Rogan e Altman usate nel video stesso sono immagini create con l’IA, per quanto riguarda l’audio non è altrettanto evidente. È proprio quell’ambiguità uno dei motivi per cui molte persone – a partire dal “padrino dell’AI” Geoffrey Hinton – sono preoccupate dall’impatto che l’intelligenza artificiale può avere sul mondo: distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è rischia di diventare davvero complicato. L’uomo dietro a The Joe Rogan AI Experience (come ha intitolato il progetto di podcast generati con l’AI citato da Rogan) sostiene che c’è però una cosa che l’intelligenza artificiale non è e non sarà in grado di replicare: la spontaneità.

Personalmente, faccio parte di quella categoria di persone che quando si trovano in una situazione di incertezza sì, si preoccupano, ma senza farne una catastrofe. E intanto cercano non solo di prepararsi alle possibili conseguenze, ma anche di trovare gli aspetti positivi della situazione stessa. Certo, l’intelligenza artificiale comporta dei rischi, ma al tempo stesso rappresenta delle opportunità. Anche nel settore dei podcast.

Un nuovo modello di business per Spotify?

  • Anche Daniel Ek, il ceo di Spotify, ha recentemente parlato di intelligenza artificiale. Lo ha fatto durante la presentazione dei dati del primo trimestre finanziario 2023 dell’azienda. Ek ha detto che, al riguardo, il compito di Spotify da una parte è quello di lasciare spazio all’innovazione creativa e dall’altra quello di proteggere i creator e gli artisti presenti sulla piattaforma. Non ha però chiarito come.
  • Al di là dei discorsi di Ek sull’AI, è interessante analizzare i risultati del trimestre in questione. Nonostante un inizio difficile, segnato dal licenziamento di 600 persone e dalla riorganizzazione del management, le cose sono andate abbastanza bene per Spotify: la società ha definito il primo trimestre 2023 il più forte da quando si è quotata in Borsa, nel 2018. Ma vediamo i dati nel dettaglio.
    📌 Spotify ha chiuso il trimestre con una perdita pari a 156 milioni di euro, meglio del previsto. Le perdite sono state legate in parte alle spese per i licenziamenti di gennaio.
    📌 Si attendevano invece risultati migliori sul fronte delle entrate, che sono arrivate a tre miliardi di euro (+14% anno su anno).

    📌 A crescere ben più delle aspettative sono stati gli utenti attivi mensili, arrivati a quota 515 milioni (+22% rispetto a un anno fa).
    📌 Il numero di utenti premium, arrivati a 210 milioni, è aumentato del 15%: si tratta di un dato importante, dal momento che circa il 90% delle entrate di Spotify deriva dagli abbonamenti.
    📌 I ricavi pubblicitari dei podcast sono cresciuti di quasi il 20% rispetto al 2022.

  • Durante la presentazione dei dati finanziari Daniel Ek ha messo in chiaro che l’epoca dell’«overpaying» e «overinvesting» nei podcast è finita:

    Saremo molto attenti al modo in cui investiremo per gli accordi futuri sul fronte dei contenuti. Quelli che stanno dando buoni risultati li rinnoveremo, mentre esamineremo caso per caso quelli che stanno andando male. Abbiamo strumenti molto sofisticati per misurare l’impatto sulla piattaforma.

    Questo significa, in generale, che Spotify ci andrà molto più cauta con gli accordi di esclusiva, anche se dal report relativo i risultati del primo trimestre 2023 emerge che Original ed Esclusive hanno avuto un ruolo importante nella crescita dei podcast sulla piattaforma. Intanto SiriusXM e l’Oprah Winfrey Network si accingono a un rinnovo biennale del loro accordo, che include la distribuzione dei podcast del OWN in esclusiva su SiriusXM.

  • Come ha detto il direttore finanziario Paul Vogel, Spotify mira a diventare redditizia sul fronte dei podcast nel giro di un anno e mezzo. Ecco perché l’azienda deve iniziare a tirare le cinghie con le esclusive. Peraltro i podcast in esclusiva, allo stato attuale, servono poco a Spotify per attrarre abbonati (che – come scrivevo – rappresentano la principale fonte di entrate della società). Infatti, mentre gli utenti Premium tra i vantaggi hanno quello di ascoltare la musica senza pubblicità, lo stesso non vale per i podcast. Su Spotify non esiste alcun modo per risparmiarsi la pubblicità nei podcast, anche in quelli in esclusiva.
  • Ciò su cui Spotify sta puntando ora per diventare redditizia nei podcast sembra essere proprio la pubblicità. La società sta spingendo moltissimo su Megaphone, piattaforma pensata in primis per gli editori (la società trattiene il 50% delle entrate pubblicitarie in caso di introiti generati dallo Spotify Audience Network, cioè campagne vendute da Spotify ai propri inserzionisti basate sulle audience dei propri partner Megaphone; per le campagne vendute direttamente dagli editori ai loro partner/inserzionisti, Megaphone fornisce la tecnologia ma non richiede alcuna fee o percentuale). E sta anche introducendo in sempre più Paesi funzioni per la monetizzazione per podcaster indie, come Ambassador Ads e Automated Ads.
    Spotify mira a espandere i propri introiti pubblicitari vendendo annunci sui podcast di altri network e di altri editori e sui podcast distribuiti attraverso altre piattaforme. Proprio in quest’ottica l’azienda ha iniziato a distribuire su piattaforme terze podcast che prima distribuiva in esclusiva.
  • D’altra parte il mercato pubblicitario è molto instabile. E Spotify ha addotto proprio all’instabililità del mercato pubblicitario il fatto che le entrate del primo trimestre sono state inferiori al previsto. Lo stesso fattore ha inciso sulle entrate di alcuni colossi statunitensi del settore radio & podcast: iHeart Media ha segnato un -3,8% (anche se i ricavi dai podcast sono aumentati del 12%), SiriusXM un -2% (sebbene le entrate generate dai podcast siano cresciute del 34%) e Cumulus Media un -11% (in questo caso il calo della pubblicità su scala nazionale ha inciso anche sulla performance del segmento podcast).
  • Nel frattempo Spotify si sta muovendo per guadagnare spazio anche nel settore degli audiolibri. Findaway, piattaforma di distribuzione che Spotify ha comprato per 123 milioni di dollari nell’estate 2022, ha annunciato che non prenderà più il 20% delle royalties per gli audiolibri distribuiti attraverso la sua piattaforma a patto che le vendite vengano effettuate su Spotify. L’obiettivo di Spotify, che al momento permette di acquistare audiolibri solo in alcuni mercati anglosassoni, è di fare concorrenza soprattutto ad Audible.
  • Infine, dopo la partnership con Strava ora Spotify ne ha fatta una con BeReal: grazie a una nuova integrazione è adesso possibile condividere sul social francese canzoni e podcast attraverso Spotify.

L’epoca dell’audio live è (quasi) finita

Clubhouse è stato progettato per essere un luogo in cui riunirsi con gli amici, incontrare i loro amici e parlare. […] Con le riaperture post Covid, per molte persone è diventato più complicato trovare i propri amici su Clubhouse e avere il tempo per fare lunghe conversazioni. Per trovare il proprio posto nel mondo, il prodotto deve evolversi. Ciò richiede un periodo di cambiamento. […] Per rimediare dobbiamo reimpostare l’azienda […] e ridurla a un team più piccolo e focalizzato sul prodotto.

  • È la fine del social audio? Forse, o forse non ancora. Bluesky, un nuovo social molto simile a Twitter creato – non a caso – dal cofondatore di Twitter Jack Dorsey, sembra avere introdotto proprio una funzione di social audio.

Altri grattacapi e progressi dell’AI

  • Torno sull’intelligenza artificiale: Tom Brady, ex star del football americano, ha minacciato di fare causa agli host di un podcast che ha fatto milioni di ascolto. Il motivo? I due podcaster hanno inserito in una puntata la voce di Brady generata proprio con l’AI.
  • Lo sciopero indetto dalla Writers Guild of America, ovvero l’associazione sindacale che rappresenta gli sceneggiatori del mondo della televisione e del cinema negli Stati Uniti e che coinvolge anche alcuni podcast (soprattutto podcast fiction indie), tra le altre cose mira a ottenere tutele per quanto riguarda l’intelligenza artificiale.

L’adv intelligente

Presente e futuro dei podcast in 5 grafici

“Podcasts never forget” (cit)

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