Il confine tra podcast e serie tv sta diventando sempre più labile

Uno degli effetti collaterali della proliferazione dei servizi di streaming degli ultimi anni è la necessità continua di trovare storie avvincenti da trasformare in serie TV. Così, oltre ad adattare romanzi più o meno famosi o ispirarsi a personaggi di film celebri, i produttori hanno da un po’ iniziato ad attingere anche a podcast di successo. Questa tendenza, che negli Stati Uniti non è nuova, ha di recente subito una decisa accelerazione. A colpire è il calibro delle produzioni in questione, progetti multimilionari in cui attori di Hollywood mettono in scena storie incredibili, precedentemente raccontate da podcast capaci di tenere il pubblico incollato alle cuffie.

È il caso di Jared Leto e Anne Hathaway, attori protagonisti della serie di Apple TV WeCrashed, tratta dall’omonimo podcast che narra l’ascesa e la caduta dell’unicorno del co-working WeWork (vicenda ricostruita anche in una puntata del podcast italiano Mele marce) . Un altro esempio simile, almeno per il soggetto di cui tratta, è The Dropout (disponibile in Italia su Disney+), in cui Amanda Seyfried interpreta Elizabeth Holmes, la fondatrice di Theranos, startup di analisi del sangue con cui ha frodato gli investitori (il podcast italiano Ci vuole una scienza dedica una puntata a questa storia).

Homecoming, con Julia Roberts, e il danese Equinox, in arrivo su Netflix, si differenziano dagli esempi citati perché tratti da podcast di narrativa in formato audio, e non da podcast basati su eventi reali. Gli addetti ai lavori hanno iniziato ad accorgersi di come i podcast, specialmente del genere fiction, vengono utilizzati sempre più spesso a Hollywood per testare – a un costo ridotto – il potenziale di una storia e dei suoi personaggi per potenziali serie tv. Peraltro farsi conoscere tramite un podcast invece che inviare una semplice proposta scritta può risultare molto efficace per sceneggiatori alla ricerca di ingaggi da parte delle case di produzione o dei servizi di streaming.

IL PUNTO DI VISTA DEI FRUITORI

Dal punto di vista della fruizione, guardare serie tv ispirate a podcast è un’esperienza simile a quella di guardare film tratti da romanzi che ci hanno segnato. Da una parte, si perde qualcosa nel vedere raffigurati in modo definito personaggi che fino a quel momento ci erano arrivati solo in forma di voci, e a cui la nostra immaginazione aveva dato un aspetto unico e personale. Dall’altra, osservare quelle storie rappresentate sullo schermo ci trasmette atmosfere e dettagli estetici che danno un forte senso di realtà. All’intimità con il presentatore del podcast, data dalla rottura della quarta parete e dal suo rivolgersi direttamente a noi ascoltatori, si sostituisce poi l’immedesimazione emotiva con i protagonisti delle vicende. Nel caso di WeCrashed, i personaggi a cui ci sentiamo più vicini come spettatori sono proprio i due protagonisti, con tutte le loro eccentricità.

Quando i podcast investigativi vengono adattati a documentari audiovisivi, la distanza tra i due formati è minore. Esempi di questo tipo non mancano, complice il fatto che i costi e i rischi di una tale trasposizione sono molto limitati rispetto alla produzione di una fiction di alto livello. Per esempio, la prima stagione di Serial, ritenuta capostipite della forma podcast in generale, ha poi ispirato un documentario di HBO. In tempi più recenti, la stessa cosa è successa con quello che si può definire il Serial nostrano, ovvero Veleno di Pablo Trincia: nel 2021 Amazon Prime Video ha prodotto un documentario in cinque puntate che ripercorre la vicenda dei Diavoli della Bassa Modenese (al tempo ne avevamo parlato proprio con Pablo Trincia nella nostra newsletter).

La trasposizione di Veleno in serie TV rimane un caso isolato in Italia, ma le cose potrebbero cambiare presto. Forse è quello che si augurano gli organizzatori di FeST – il Festival delle Serie TV, evento tenutosi a settembre alla Triennale di Milano. Quest’anno per la prima volta  al festival c’era anche la categoria “podcast che vorremmo diventasse una serie scripted”. Il premio è stato assegnato a Pablo Trincia per Il dito di Dio (Chora Media), ma tra i finalisti c’erano anche Ludwig (Storytel), Les Diaboliques (Storielibere) e Demoni Urbani (Spotify).

IL FENOMENO DEI PODCAST REWATCH

È poi interessante notare come l’ibridazione tra podcast e serie TV sia tutt’altro che unidirezionale. Gli esempi di programmi televisivi che hanno “saltato la staccionata” e sono diventati il fulcro di un podcast dedicato sono sempre più numerosi. Anche qui i formati variano, ma il fenomeno sicuramente più diffuso, almeno negli Stati Uniti, è quello dei cosiddetti podcast “rewatch”. Si tratta di podcast che – letteralmente – riguardano intere serie televisive di culto, puntata per puntata, analizzandone i dettagli più reconditi e, nel caso in cui il podcast sia presentato da attori della serie in questione, svelando aneddoti e condividendo ricordi con i fan all’ascolto.

Il podcast che ha inaugurato questo genere nostalgico e svergognatamente nerd è The West Wing Weekly. La prima puntata è stata pubblicata il 15 marzo 2016, quando l’idea che Donald Trump potesse vincere le elezioni americane sembrava ancora una follia. L’ultima puntata è uscita invece il 29 gennaio 2020, agli albori della pandemia. Per quasi quattro anni, Joshua Malina, che interpretava il personaggio di Will Bailey, e l’amico Hrishikesh Hirway, già presentatore del podcast Song Exploder (anche quello adattato in seguito a serie documentario di Netflix), hanno passato al setaccio ogni singolo episodio della serie creata da Aaron Sorkin e ambientata alla Casa Bianca, con l’aiuto di svariati ospiti d’eccezione.

Ironia della sorte, quella pandemia che aveva solo sfiorato The West Wing Weekly fece poi da catalizzatore a tutto il genere, spingendo attori più o meno noti a riguardare vecchie serie tv che li avevano visti protagonisti. Forse il caso più celebre è quello di Zach Braff e Donald Faison, ovvero i dottori JD e Turk di Scrubs. Il successo del loro podcast Fake Doctors, Real Friends si basa molto sul piacere dei fan di trovarsi nel mezzo delle chiacchiere e delle reminiscenze dei due attori, amici anche nella vita reale, benché siano trascorsi ormai dodici anni dalla conclusione della serie.

Il podcast su Scrubs è prodotto da iHeart Radio, che con ben 58 podcast catalogati nella sezione “Rewatch Podcasts” ormai detiene un potere de facto monopolistico sul genere. Consiglio vivamente di dare una scorsa ai titoli presenti nella lista, perché ce n’è davvero per tutti i gusti. Si va da podcast dedicati a Beverly Hills 90210 (quello originale) a The O.C., da Seinfeld a New Girl, da Crescere, che fatica! a Una mamma per amica. Alcune serie  particolarmente cult – come I Soprano e The Office – hanno ispirato addirittura due podcast a testa.

Parlando con IndieWire, il COO di iHeart Radio Will Pearson ha spiegato perché questi podcast siano particolarmente amati dalla sua casa di produzione. Data la lunghezza delle serie tv che accompagnano, rappresentano una fonte smisurata di puntate, di ascolti (che spesso toccano i milioni) e, di conseguenza, di introiti pubblicitari. Il rapporto che si instaura tra gli attori-presentatori e il loro pubblico è doppiamente fidelizzato, rendendo ancora più preziose ed efficaci le pubblicità lette dai presentatori nel corso delle puntate – queste pubblicità, che in gergo si chiamano “host read ads”, sono molto comuni negli Stati Uniti e si basano sullo stesso principio che ha reso le campagne di “influencer marketing” così popolari su Instagram e sui social media in generale. In Italia il fenomeno non ha ancora preso piede, se si tralascia la recente collaborazione di Jonathan Zenti con un’agenzia di marketing romana nelle puntate più recenti di Problemi.

Oltre agli Stati Uniti, un altro Paese dove i podcast rewatch stanno avendo molto successo è la Spagna, dove ci sono podcast molto seguiti su serie TV quali Lost, Sex & the City e Médico de familia (la versione originale del nostro Un medico in famiglia). Queste produzioni sono accomunate da uno spirito critico che si propone di guardare le serie tv con gli occhi di oggi, analizzando in particolare com’è cambiato il modo di affrontare certe tematiche legate alle differenze di genere e all’inclusività. Rappresentano un’opportunità per interrogarsi sui modelli che ci venivano presentati vent’anni fa rispetto a quelli che vediamo oggi e misurare le distanze, a volte brevi, tra il passato e il presente.

NUOVE FORME DI IBRIDAZIONE

Il confine sempre più labile tra il mondo delle serie TV e quello dei podcast è evidente anche nell’attenzione che, ormai dal 2017, Netflix – e non solo – dedica a questi ultimi. Ne avevamo parlato qui, spiegando che l’obiettivo non dichiarato dell’azienda in ambito podcast era sempre stato quello di sfruttare i contenuti audio (interviste, dietro le quinte e spin-off) per approfondire e promuovere i suoi contenuti video e attrarre nuovi potenziali iscritti. Tra gli esempi più noti basti citare The Crown, The Irishman e Orange Is The New Black. In Italia qualcosa di simile ha fatto Sky Arte nel 2021 con Carlo Lucarelli e la serie In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe. Le otto puntate della serie tv, ciascuna dedicata a una fiaba tradizionale e alle sue origini, sono state precedute dalla pubblicazione di un podcast con contenuti originali legati al tema trattato. Nell’aprile 2022 anche A+E Networks Italia, l’editore dei canali TV History Channel, Crime+Investigation e Blaze, ha lanciato la sua prima offerta podcast, allo scopo di allargare la distribuzione dei suoi contenuti destinati alla televisione attraverso un adattamento al mezzo audio. Anche qui ritroviamo Carlo Lucarelli con un podcast dedicato a Profondo Nero, ma anche Matteo Caccia con Mostri Senza Nome e Francesco Marchi con Il Forteto.

Insomma, per tutte le tipologie di ibridazione che abbiamo individuato, ce ne saranno sicuramente altre che fatichiamo persino ad immaginare. La serialità e la libertà che essa offre (ossia quella di raccontare una storia nel corso di vari episodi) sono qualcosa che podcast e serie tv hanno in comune. E che i due formati di intrattenimento continueranno a sfruttare, rubandosi a vicenda le storie più memorabili e traendo continua ispirazione gli uni dalle altre.

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