Numero del 24 novembre
  • «I podcast cambiano e cambieranno come hanno sempre fatto, seguendo le regole del mercato: dipende da chi li fa, chi li produce, chi ci mette i soldi, e da che cosa vuole ottenere. L’importante è costruire contenuti pensati – possibilmente – per gli ascoltatori. Occupare il loro tempo nella maniera più sacra possibile». Jonathan Zenti intervistato sul presente e sul futuro dei podcast, tra Italia e Usa, per Domani.
  • Anche su Fast Company nei giorni scorsi è uscito un articolo interessante sul mercato dei podcast. Il suo problema principale – è la tesi dell’articolo – è che quella del podcasting è un’industria da miliardi di dollari che non si comporta come tale: «Molti podcast medio-grandi non hanno l’apparato di monetizzazione e di marketing che si trova in altri segmenti dell’industria dell’intrattenimento, come la tv e il cinema. […] Il podcasting ha urgentemente bisogno di essere professionalizzato. Quando i podcaster trattano il loro lavoro come un’attività commerciale, costruire un pubblico e delle entrate diventa molto più facile».
  • Parlando di podcaster italiani, uno dei più popolari al momento è Gianluca Gozzoli, uno degli emblemi della “nuova” tendenza dei videopodcast talk. Dopo anni in un’agenzia viaggi, Gozzoli ha iniziato a lavorare come conduttore in radio e poi anche in tv. Nell’estate 2022 ha lanciato Passa dal BSMT, videopodcast autoprodotto da cui sono passati Marracash, Federica Pellegrini, David Lachapelle, Valentino Rossi e molti altri. Al Corriere ha raccontato: «Avevo proposto questo format a grossi editori già tre anni fa, non l’ha voluto nessuno. Adesso faccio milioni di views e stream».
  • Tra i personaggi che spopolano in ambito podcast nel mondo anglosassone troviamo invece Russell Brand. Il comico britannico negli anni si è costruito un esercito di fan proprio (anche) attraverso i suoi podcast. Il più famoso è Stay Free with Russell Brand, podcast cospirazionista ascoltato da milioni di persone soprattutto su Rumble (piattaforma di video in streaming frequentata per lo più da gente di estrema destra). Da quando Brand è stato accusato di violenza sessuale, racconta il New York Times, Stay Free ha avuto un ruolo centrale nella strategia del comico per gestire le accuse e plasmare la percezione del pubblico nei suoi confronti.
  • Un articolo su The Conversation racconta invece una storia dal Bhutan. Il Bhutan è un piccolo regno buddista sull’Himalaya orientale con 800 mila abitanti, dove Internet e la televisione sono stati introdotti solo nel 1999 e i telefoni cellulari nel 2004. La lingua nazionale è lo Dzongkha, l’unica lingua locale scritta; ma molti nelle città prediligono l’inglese. Non è difficile immaginare perché la ventina di lingue locali solo parlate rischia di scomparire. Ecco, sembra che WeChat (app di messaggistica cinese) possa contribuire a impedirne la scomparsa. Sempre più persone hanno iniziato a usarla per comunicare, soprattutto attraverso messaggi vocali. Vale anche per gli abitanti dei villaggi più remoti, quelli dove vivono le poche persone che parlano le lingue a rischio di estinzione.
  • Consiglio poi un libro appena uscito per Mimesis, La voce in transizione. Cinema, arte contemporanea e cultura fonovisuale, un’indagine sulla voce come estensione indisciplinata del corpo. Il libro di Annalisa Pellino (ricercatrice della Iulm con un dottorato in Visual e Media Studies) parte dall’idea che la voce sia insieme fonazione e relazione, misura del Sé ma anche dell’Altro, medium del linguaggio e sua messa in discussione, al tempo stesso dentro e fuori dalla parola e dal corpo.

    L’autrice, infatti, considera la voce come un oggetto mobile e instabile, capace di disattendere molte aspettative e luoghi comuni sul rapporto tra voce, corpo e identità, così come tra suono e immagine e, ancora, tra pratiche dell’ascolto e quelle della visione.

    Su YouTube trovi un breve video essay che tocca alcuni dei punti affrontati nei libro: dal confronto sull’uso della voce in Attenberg e in Le sorelle Macaluso, Pellino interpreta qui la voce stessa come una ferita all’interno del corpo del film e dello spettatore.

    Una scena di “Attenberg” (Athina Rachel Tsangari, 2010)
  • L’ultima segnalazione è Perdersi in rete, strepitosa guida digitale (gratuita!) che ci accompagna tra alcuni dei luoghi più curiosi e interessanti dell’internet. È frutto dell’immenso lavoro realizzato da Rocco Rossitto, curatore di una delle newsletter che leggo da più tempo, Una cosa al giorno. La guida propone 250 punti di partenza per scoprire archivi, mappe, radio e molti altri posti online che forse non conoscevi. A pagina 127 c’è anche Questioni d’orecchio (❤️️).

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