Numero del 12 aprile
  • Iniziamo questo viaggio nell’immaginazione con un tuffo nel passato. Siamo in Italia, nel 1943. Dopo la caduta di Mussolini i nazisti rappresentano una minaccia sempre più pericolosa anche per quelle opere d’arte che, prima dello scoppio della guerra, donne e uomini coraggiosi avevano saggiamente portato in rifugi sicuri. Si decide di trasferire le opere nello Stato vaticano, un luogo franco. Ancora una volta si viaggia di notte, a fari spenti, nella speranza di sfuggire ai nemici. Questa vicenda è raccontata nel terzo episodio di A fari spenti, bellissima serie in cinque episodi dedicata alle avventure di coloro che nella seconda guerra mondiale rischiarono la vita per mettere in salvo il patrimonio artistico italiano. I racconti da spy story scritti da Ilaria Orrù e Simone Clemente sono magistralmente narrati da Francesco Oggiano e altrettanto magistralmente sonorizzati da Luca Micheli. Il podcast, sulle app gratuite, è prodotto da Chora Media per le Scuderie del Quirinale, che fino al 10 aprile hanno ospitato la mostra “ARTE LIBERATA 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra”.
  • Quando mio nonno è morto, il 19 aprile di un anno fa, per qualche settimana ho trascorso parecchio tempo a leggere i messaggi che ci eravamo scambiati, le email che mi aveva mandato, i post che aveva pubblicato su Facebook. In realtà continuo a farlo ancora oggi, anche se meno spesso. Quando muoriamo la nostra identità digitale ci sopravvive. Quello che faccio io non è, mi pare, così raro. Esiste un particolare tipo di chatbot, i deadbot, in grado di simulare una conversazione con persone che non ci sono più. La giornalista Beatrice Petrella ha fatto un enorme lavoro di indagine e approfondimento proprio su tutto ciò che ha a che fare con la nostra eredità digitale, con il futuro post mortem della nostra anima di pixel. Ne è venuto fuori un podcast molto interessante, che alterna la narrazione a estratti di interviste a filosofi, esperti di diritto e tecnologia e storici. S’intitola Still Online e si trova in esclusiva su Storytel.
  • Torno un attimo su mio nonno. Quando, nel settembre 2020, la sua vita è stata stravolta dalle complicazioni di un intervento chirurgico, la mia famiglia si è scontrata con i mille ostacoli a cui – almeno nel nostro Paese – deve far fronte chi si trova a gestire una persona anziana non indipendente. Sono problemi che ignoriamo bellamente finché non ci troviamo ad affrontarli. Come dice Mirko Damasco dell’associazione Salvagente in La bambina ha 90 anni, non è giusto lottare per dei diritti solo quando ci toccano; anche perché quella stessa battaglia in futuro potrebbe riguardarci in prima persona. Il podcast, prodotto da Vois e disponibile sulle app gratuite, parla appunto del caregiving degli anziani. E lo fa a partire dalla storia del narratore e conduttore, Emanuele Elo Usai, che da 18 anni si prende cura della nonna. Lei si chiama Licia Fertz e ha 93 anni e più di 200 mila follower su Instagram. Il nipote le aveva aperto il profilo social per gioco, in un momento in cui la donna era alle prese con la depressione. Ascoltare il racconto di Emanuele mi ha commosso parecchio. Ne parlavo qualche settimana fa con un amico: come accade per la canzoni, i podcast che risuonano più forti in noi sono spesso quelli che toccano corde emotive legate al nostro vissuto.

  • La scintilla che ha spinto Mario Calabresi a scrivere Una volta sola secondo me vale il libro intero. Le scintille, in realtà, sono due. Da una parte ci sono i 25 messaggi vocali che gli ha mandato Rachele prima di morire a causa di un tumore. Rachele, che per vari anni ha vissuto nello stesso palazzo di Calabresi, voleva realizzare un racconto da lasciare ai suoi tre bambini. Calabresi le aveva offerto di aiutarla. L’idea dei messaggi vocali era stata sua. Dall’altra parte c’è l’incontro del giornalista con la famiglia di un suo amico ed ex collega morto nel 2019. Queste due scintille, insieme, hanno portato Calabresi a ragionare su quanto sia importante impegnarsi per dare alla vita una direzione che ci avvicini alla felicità, questione che tormenta parecchio anche me. Una volta sola raccoglie le storie di 14 persone (Rachele inclusa) che «hanno avuto il coraggio di scegliere». A narrarle, nella versione audio (prodotta da Mondadori e disponibile sia su Storytel sia su Audible), è la voce calda e profonda di Calabresi stesso.
  • L’odore del sangue di Goffredo Parise racconta una storia d’amore assopita, quella tra lo psicanalista Filippo e la moglie Silvia, che si riaccende in modo pericolosamente morboso quando lui scopre che lei lo tradisce con un anonimo picchiatore. Il romanzo di Parise, pubblicato postumo nel 1997, rimase incompiuto. Andrea Tarabbia è partito da quella storia – e da una bellissima riflessione sui libri come esseri viventi – per scrivere un romanzo del tutto nuovo, selezionato nella dozzina del Premio Strega 2023. Si intitola Il continente bianco, come l’organizzazione di estrema destra del picchiatore, che in questo caso un nome ce l’ha (Marcello Croce). Ne Il continente bianco la vicenda è raccontata dal punto di vista del Tarabbia personaggio, un paziente del dottor P*** (ossia il Filippo del romanzo di Parise), che nell’audiolibro su Audible (prodotto da Salani) è interpretato dal doppiatore Guido Di Naccio. E a differenza de L’odore del sangue qui a emergere non è tanto la sottomissione alle proprie pulsioni quanto il fascino del male, incarnato da Marcello Croce, insieme a quello per la purezza.
  • Trovo che tutti i libri di Oliver Sacks, neurologo e scrittore britannico morto nel 2015, abbiano la capacità di fondere la brillantezza divulgativa dei migliori saggi con l’intrattenimento narrativo dei grandi romanzi. Vale anche per Musicofilia, che puoi ascoltare su Audible con la voce dell’attore teatrale Riccardo Bocci (l’audiolibro è opera di Emons). Sacks parte da un assunto: sebbene da un punto di cause ed effetti biologici sia inutile, la musica è centrale in tutte le culture. Gli esseri umani sono creature musicali, oltre che linguistiche. E la musica ha effetti importanti sulle funzioni cerebrali, come Sacks notò già nel 1966 quando vide le sue implicazioni neuronali su pazienti affetti dal Parkinson. In Musicofilia il neurologo racconta i casi clinici che ha incontrato e gli studi scientifici che ha studiato o realizzato per fare emergere qual é l’incredibile potere della musica sul cervello umano. (La musica, peraltro, a Sacks una volta ha proprio salvato la vita: lo ha raccontato nel memoir Su una gamba sola.)
    Oliver Sacks nel 2007 ritratto da Elena Seibert

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