Donna? Uomo? Criceto? No, podcast producer

Mi chiamo Rossella Pivanti, la mia età inizia per 4 e il secondo numero cambia sempre, mentre ci sono alcune cose molto chiare e molto stabili dentro di me. Quelle non cambiano.
Una di queste è l’idea che tutti noi abbiamo dentro il germe di quello che diventeremo.
E io dentro di me avevo il germe delle storie e dei suoni.

Non so se c’è stato un momento in cui mi sono chiesta se tutto questo potesse essere un lavoro vero. Semplicemente perchè non ho mai avuto dubbi che questo fosse effettivamente un lavoro.
E se qualcuno lo fa, allora si può fare.

Il problema più grosso era uscire da quello che il mondo attorno si aspettava. I miei genitori volevano una farmacista, quindi per dar loro fastidio mi sono iscritta a Scienze della Comunicazione, indirizzo Sceneggiatura.
Allora dopo mi volevano in agenzia. Quindi per contro sono andata a lavorare in radio. 

Era il mio bisogno di spostare l’asticella un po’ più avanti e convincere le persone intorno a me che, sì, il suono era un lavoro, e anche una donna poteva farlo.

Foto di Silvia Longhi

Prima in radio, in cui nonostante conducessi il mio programma da 7 anni rimanevo l’unica donna in uno staff di 14 uomini.
Poi come deejay: rock, punk, hard rock, elettronica e metal. E io rimanevo “la dj donna”.
Dopo ancora nello studio di registrazione che ho aperto insieme al mio socio, in cui veniva dato per scontato che il capo fosse lui.

Per me non era un problema di genere: era un problema di visione.
Far vedere anche agli altri che quello che facevo era un lavoro.

A causa dei miei lavori poco convenzionali nessuna agenzia voleva affittarmi un appartamento. Quindi ho vissuto 9 mesi nel corridoio della radio, dormendo su una brandina pieghevole e lavandomi dall’anziana del piano di sopra.
Ho passato quasi un anno e mezzo nelle stazioni dei treni, ma non ho mai avuto dubbi che quello che stavo facendo fosse parte di un percorso di visione: far vedere anche agli altri che quello che facevo era un lavoro e che andava preso seriamente.

E quindi ho cominciato a prenderlo seriamente io per prima.

A inizio 2018 ho creato il mio primo podcast Be My Diary.
Ecco: quello è stato il singolo evento con il maggiore impatto di tutta la mia vita, precedente e futura.
E da lì, improvvisamente, tutto ha avuto senso: sceneggiatura, radio e studio di registrazione si sposavano perfettamente con quello che volevo fare. Nel mio percorso bizzarro avevo acquisito tutte le competenze che mi servivano.
Quel germe era dentro di me e ora ne vedevo il quadro generale.

Da lì sono entrata in una startup che al tempo si chiamava fortune.fm e ora è diventata un’azienda a tutti gli effetti e che conosciamo come Vois.
Poi ho proseguito con le mie gambe, scrivendo su un diario ogni sei mesi i miei obiettivi, e ogni volta facendomela sotto perchè mi sembravano troppo grandi: aziende, numeri, progetti, fatturato. E pian piano tutto è arrivato.

Foto di Silvia Longhi

Dal 2019 mi occupo a tempo pieno di produzione podcast. Mentre scrivo queste righe ho consegnato la 51esima serie. Sono specializzata in aziende del settore bancario, farmaceutico, automobilistico e assicurativo, e poi mi tolgo un sacco di soddisfazioni anche col mondo non-profit.

La mia grande soddisfazione è stata quando Spotify mi ha contattata dagli Usa per selezionarmi come formatrice per il loro progetto “Spotify SoundUp”. Quando ho mandato il curriculum, me lo hanno rifiutato: mi hanno chiesto di inviarlo nuovamente ma senza foto e senza indicazione di genere. A loro non interessava che fossi donna, uomo o criceto.

Finalmente la visione era chiara a tutti: il producer era un lavoro e non dipendeva più dal genere.

Le cose sono proseguite, ma nasco indipendente e da indipendente mi sotterreranno.
Quindi per me funziona così: nella pancia e nel cuore delle persone ci sono le storie e i suoni più veri. E per questo ho deciso di lavorare per condividere il mio lavoro e formare tanti e tante altre producer.
Affinché nessuno si ponga mai più il dubbio, anche solo per un minuto, che questo sia un lavoro vero. Perché in effetti lo è, ed è il lavoro più figo del mondo.

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Ecco il sito web di Rossella Pivanti: https://rossellapivanti.it/

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