I tasselli sonori del podcast “Sangue Loro”

Per parlare dell’aspetto sonoro del podcast Sangue Loro, sento il bisogno di fare un piccolo preambolo su quella che è stata la mia esperienza in questa produzione.

È stato evidente fin dall’ origine del progetto che stessimo andando incontro a una storia di ingiustizia.

La mia prima intervista è stata con Hassan, il ragazzino che nel 1985 tirò una scatola di cioccolatini piena di esplosivo alla sede della British Airways uccidendo una signora, Raffaella Leopardo.
A vedere Hassan, lì davanti a me, ricordo di aver pensato che mai avrei immaginato che quel signore con la faccia simpatica e – lasciatemelo dire – buona fosse stato capace di un atto del genere.
È stata un’intervista che mi ha risuonato in testa per giorni.

Poco tempo dopo abbiamo intervistato Khaled, l’unico attentatore rimasto in vita della strage di Fiumicino.
Pioveva, e quindi dopo esserci incontrati in un parcheggio abbiamo deciso che il miglior modo di realizzare l’intervista fosse nella mia macchina. Pablo e Luca seduti davanti; io, ricoperto di attrezzatura tecnica, e Khaled seduti dietro.
È stata un’intervista strana. Khaled aveva poca voglia di farla: forse c’era della diffidenza, o semplicemente stanchezza. Non è durata molto.

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Neanche 10 giorni dopo Khaled è morto, stroncato da un infarto. 

Khaled Ibrahim

Da quel momento ricordo di aver passato almeno una settimana scombussolato da questi nuovi incontri così intensi e dalla perdita di una persona che fino a qualche giorno prima era seduta lì, nella mia macchina, a condividere parole e sigarette.
Fino a quel momento eravamo stati perfetti sconosciuti, e se non fosse stato per quell’intervista lo saremmo rimasti per sempre.
È impossibile non farsi domande sul significato di un incontro del genere. Lo è stato per me, per lo meno.

Le interviste poi sono andate avanti. Con Hassan, ovviamente, ma anche con tutti i testimoni che hanno popolato questa storia, tra cui Daria, la figlia di Raffaella Leopardo.

Mai, neanche per un secondo, questa lavorazione ha smesso di avere un impatto su di me, sulla realtà, sulla vita di tutti i giorni. 

La violenza e l’ingiustizia uscivano di continuo dalle narrazioni: scappavano dal passato e si palesavano davanti a me, nel presente. Questa storia non era ancora finita, aveva origini lontane ma era viva, presente e straziata. Sangue Loro.

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Quando è arrivato il momento di cominciare la sonorizzazione, e quindi concentrarsi sul sound design e sulle musiche, è comprensibile che l’approccio al lavoro abbia risentito del vortice di emozioni contrastanti in cui mi trovavo.
Ricordo di aver messo in play la prima puntata e aver suonato per ore cercando sonorità e temi che potessero completare la narrazione. Le parole non si fermavano mai. Martellanti, aggressive, si susseguivano senza sosta. E io dietro a rincorrerle, a cercare qualche soluzione sonora per fermarle, per far in modo che potessero avere un proprio “letto” dove appoggiarsi seppur per poco, per arrivare nella loro pienezza a destinazione. 

Pejman Tadayon con un flauto Ney

È stata una ricerca lunga, complicata anche dal fatto che la storia è ambientata a cavallo tra l’Italia e il Medio Oriente. Mi sembrava giusto riportare i due contesti anche al livello sonoro. E così che ho pensato di coinvolgere due musicisti che stimo molto, lavorando su alcune loro incisioni.

Ho avuto quindi il piacere di rielaborare alcune tracce di Oud e di flauto Ney (strumenti molto particolari legati alla tradizione musicale medio orientale) registrate da Pejman Tadayon, e alcune tracce di percussioni registrate da Simone Pulvano. Due splendidi musicisti che hanno creduto nel progetto concedendomi il privilegio di lavorare con il loro talento.

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Simone Pulvano (foto di Valeria Taccone)

La lavorazione sul sound design è forse stata quella che più mi ha smosso riflessioni. 

Spesso in lavorazioni analoghe ho fatto grande uso di quelle che vengono chiamate “library sonore”, ossia banche di suoni campionati di natura differente, che permettono di ricreare e mettere in scena ambientazioni sonore. Chiaramente, è successo anche questa volta. Ma a differenza delle altre mie esperienze lavorative, in questo caso la maggior parte dei suoni che ho utilizzato sono state registrazioni provenienti da archivi storici e video risalenti agli eventi narrati nella storia

Così i suoni delle battaglie, delle guerre, dei bombardamenti, delle rivolte e le urla di sofferenza non erano più suoni artefatti con l’intento di riproporre quegli scenari. Al contrario, erano documenti vivi nel tempo. Reali.
Ogni suono portava con sé una storia e molto spesso, purtroppo, delle vite. Non c’è alcuna finzione, bensì la cruda realtà dei fatti.

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È comprensibile che, per chi fa questo lavoro, parte del processo di elaborazione sia costituito dal riascoltare le puntate più e più volte. Posso dire con certezza che a certi suoni e, parlando della serie in generale, a certe testimonianze non ci si abitua mai.

Michele Boreggi

Difficile proteggersi, soprattutto se si pensa che poi, una volta finita la giornata lavorativa e una volta spento il computer, ci si scontra con la realtà dei fatti e con le atrocità che stanno accadendo da mesi nella Striscia di Gaza, e non solo.
Una delle pagine più buie del nostro secolo che ci ricorda a tutti noi come
Sangue Loro sia, purtroppo, solo un tassello di un mosaico enorme di cui non riusciamo a vedere i bordi.

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