La storia di CasoZero Media, la podcast factory nata da tre amici nel mondo del teatro

Da sinistra procedendo in senso orario, Andrea Casagni, Eugenio Nocciolini ed Edoardo Orlandi

 

L’incontro tra Eugenio Nocciolini, Edoardo Orlandi e Andrea Casagni è avvenuto nel mondo del teatro. Ma è nell’universo podcast che i tre amici durante la pandemia hanno deciso di portare la loro passione per il racconto di storie, personaggi ed emozioni. E così è nato il progetto CasoZero Media, progetto supportato dal programma Spreaker Prime che ha esordito con la serie Nessuno, Il Mostro di Firenze, un racconto sulle vicende dell’omicida seriale che ha terrorizzato Firenze per 17 anni. Abbiamo intervistato i suoi fondatori.

Chi siete e cosa fate?
«CasoZero Media nasce dalla collaborazione di tre appassionati di teatro e storytelling che hanno deciso di trasportare nel mondo podcast il registro teatrale e le sonorità di ciò che solitamente si ascolta tra le mura dei teatri. Il nostro principale prodotto, Nessuno, Il Mostro di Firenze, rappresenta molto questo stile. Eugenio Nocciolini è drammaturgo ed Andrea Casagni è un eccellente sound designer che ha studiato per cinema e teatro (Edoardo Orlandi è invece un avvocato, criminologo e attore, ndr)». 

Anzitutto, cosa vuole dire per voi “podcast”? Cosa vi ha portato a decidere di crearne uno?
«Il Covid aveva reso impossibile poter vivere pienamente il mondo del teatro. Pertanto la nostra voglia di raccontare doveva trovare altri sfoghi e modalità di diffusione: il podcast rappresentava la scelta migliore». 

Cosa pensate di Spreaker e del programma Prime?
«Pensiamo che siano ottimi programmi in grado di soddisfare pienamente le necessità dei podcaster. A partire dall’assistenza personale, la customer care di Spreaker, che rappresenta un punto di forza invidiabile». 

Come mai avete scelto di parlare di uno dei fatti di cronaca nera più spaventosi della storia italiana, ovvero quello sul Mostro di Firenze?
«Perché era una storia che aveva segnato così tanto il territorio dove siamo nati e cresciuti, che ritenevamo corretto raccontare non solo la vicenda ma anche i sentimenti che a questi vi erano legati. Spesso ci dimentichiamo che dietro ai fatti di cronaca nera ci sono persone, ci sono le vittime, e si predilige la narrazione sull’omicida e su ciò che ha fatto. Con Nessuno abbiamo optato per l’altra strada: raccontare le storie delle persone coinvolte, quelle che non ci sono più».

Qual era il vostro obiettivo quando avete iniziato Nessuno, Il Mostro di Firenze?
«Poter raccontare e far passare altri temi rispetto a una storia che conosceva e viveva del “mito” del solo autore. I commenti positivi ed emozionati di chi ci ha scritto ci hanno fatto capire che forse c’eravamo riusciti. Per gli ascolti ci eravamo detti che il nostro top target era 20 mila. Adesso abbiamo superato i 500 mila: direi che abbiamo oltrepassato di molto le nostre aspettative».

Che evoluzione c’è stata per voi? Cosa state curando attualmente?
«Dopo Nessuno ci siamo buttati interamente nella produzione di altri lavori da noi non direttamente scritti e su temi diversi dal crime. Tra cui, Sangue e Metallo, la storia vera di un templare diventato pirata, con colonna sonora heavy metal, e Banana Spread, un podcast con pillole di economia quotidiana, dove un esperto, Paolo Lenzi, racconta in modo semplice tanti aspetti economici che affrontiamo ogni giorno o che sentiamo al telegiornale: l’aumento della benzina, tassi dei mutui, l’aumento delle bollette, i BTP, le plusvalenze del mondo Juventus eccetera».

Avete già pensato ad un nuovo progetto?
«Sì, a breve uscirà Scarafaggi:Across The Beatles, un podcast crime musicale scritto da Eugenio Nocciolini, già autore di Nessuno, Il Mostro di Firenze, che parlerà della storia dei Beatles e dei tanti punti di collegamento che la più grande band di tutti i tempi ha avuto con i più importanti avvenimenti della nostra storia contemporanea».

C’è un aneddoto particolare, strano, significativo o semplicemente incredibile relativo alla creazione di uno dei vostri podcast che ci volete raccontare?
«Diciamo che all’inizio non eravamo organizzatissimi e registravamo in luoghi di fortuna, seppur con la strumentazione adeguata. Tra questi posti, c’era la casa del nostro sound design, che come animale domestico ha un pappagallo inseparabile. Il pennuto aveva la fastidiosa abitudine di cinguettare alla fine di ogni frase in corso di registrazione, costringendoci a ricominciare da capo. Sembrava davvero farlo apposta o forse voleva solo invitarci a fare una registrazione migliore!».

Come vi immaginate che siano i vostri ascoltatori?
«Speriamo soddisfatti delle storie che gli raccontiamo».

Che podcast ascoltate?
«Molti crime. Rappresentano tanto delle nostre passioni e interessi e sono spesso quelli maggiormente curati, anche dal punto di vista del suono, avendo dietro grandi produzioni. Fra questi, potremmo citare La Città dei Vivi, Fantasma, Veleno, Metanolo e Polvere».

Qual è il podcast che avreste voluto produrre?
«Indagini. È un podcast meraviglioso da ogni punto di vista. La serietà nella trattazione degli argomenti, la competenza dell’host, la scrittura sempre puntuale e analitica ma mai “fredda”, con una straordinaria capacità di cogliere l’aspetto emotivo ed umano della vicenda raccontata». 

Che consigli dareste ad una persona che vuole iniziare a fare un podcast?
«Gli consiglieremmo di raccontare inserendo parti di sé, facendo percepire all’ascoltatore le proprie passioni».

Ci sono suggerimenti che vorresti dare a chi vorrebbe farne uno true-crime?
«Sì, di andare oltre l’omicida. Oltre il conosciuto. C’è altro che spesso è dimenticato: serve partire da lì. Un caso di cronaca nera non è mai il solo omicidio ma tutto ciò che c’è intorno, prima e dopo».

Leave a Reply

Your email address will not be published.